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La Isole Eolie
Si procede per una ridda di colori, tra
scenari d'incomparabile bellezza e di carattere contrastante.
Isole dall'aspetto selvaggio e dalle coste a tetri colori, che cadono a
strapiombo sul mare, offrendo visioni di bello-orrido, si susseguono a
isole dalla dolce configurazione e dalle pendici verdeggianti; ampie
zone sterili, squallide, si estendono limitrofe a giardini feraci,
ridenti; montagne dal color di ruggine, si alternano a montagne candide
come la neve; vaste spiagge nere, come l'ebano, contrastano con lidi a
colorazione chiara; coste inaccessibili e anfrattuose seguono in
antitesi a riviere basse e accoglienti; isolette di forme ardite, che
vigorosamente si profilano nel cielo, sorgono accanto ad altre piatte o
leggermente ondulate.
Oltre a simili contrasti, caratteristiche peculiarità rendono originale
e interessante tutto l'arcipelago: scogli dove la natura si è
sbizzarrita a creare strane, gigantesche sagome umane e brutali; scogli
traforati che arieggiano arditi ponti e archi rampanti; dicchi che si
slanciano a guisa di agili guglie e di obelischi; grotte azzurre di tipo
partenopeo; pittoresche insenature dai quieti recessi; tortuose, anguste
valli dalle alte pareti verticali; enormi gradini di rocce, ciclopici
baluardi che, scendendo a picco, offrono scenari degni delle fantastiche
creazioni del Doré; zone di mare in ebollizione (per effetto di fumarole
submarine); estese plaghe rivestite di tutte le tinte dell'iride (dovute
alle esalazioni di fumarole subaeree); rocce con reticolo di fenditure
da cui sgorga acqua scottante; monti dalle forme selvagge che emettono
lava e che proiettano lapilli e scorie incandescenti; ripidi pendii
solcati da torrenti di fuoco.
Chi si aggira nel regno di Eolo e di Vulcano, ha la sensazione d'essere
caduto, come per incanto, in un paese sui generis, al quale non fa
riscontro che il mondo creato dalla fantasia di Dante e del l'Ariosto.
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ALICUDI
(Superficie: 5,2 kmq)
Alicudi, l'antica Ericusa, nome dovuto alle boscaglie di eriche di cui è
ammantata buona parte dell'isola. L'isola è costituita da un vulcano a
strato complesso. Nella parte sud-occidentale esso è coperto da alcuni
vulcanelli con cupole di ristagno.
Ad Alicudi non si manifestano fenomeni endogeni nè‚ si riscontrano
tracce di attività recente.
Alicudi ha forma subconica culminante col Filo dell'Arpa o Timpone della
Montagnola (m 662). Il pendio occidentale dell'isola è ripido e
disabitato; quello orientale è costituito da ripiani e disseminato di
case tra le quali si leva, in pittoresca posizione, la Chiesa di S.
Bartolomeo.
Caratteristici il Serro della Farcona, cinto da alti precipizi e il
Timpone delle Femmine, ubicato anche in località impervia; ivi si
rifugiavano le donne durante le scorrerie saracene.
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FILICUDI
(Superficie: 9,5 Kmq)
Filicudi, l'antica Phoenicusa, cosi detta per la sua vegetazione di
felci che, specialmente nell'antichità, era molto abbondante.
L'isola, a forma leggermente ovale con un'appendice a sud-est costituita
dalla penisola di Capo Graziano (m 174), risulta costituita dai prodotti
di sei centri eruttivi riconoscibili. Il più antico dovette essere
situato nel tratto di mare prospiciente la costa in località Fili di
Sciacca. L'edificio più esteso e più antico è la Fossa delle Felci e il
più recente la Montagnola. A Sud-Est la cupola di ristagno del Capo
Graziano forma un promontorio.
La vetta di Filicudi porta lo stesso nome di quella di Salina: Fossa
delle Felci (m 774). Le cime minori sono dette: la Montagnola (m 383) e
il Terrione (m 278). Tutt'e tre un giorno furono sedi di vulcani.
Le pendici e le falde dell'isola sono, in gran parte, ripide e rocciose.
Le case sono raggruppate attorno al porto Pecorini e, soprattutto, a
Valdichiesa, dove sorge il tempio di Santo Stefano. Le coste di Filicudi
presentano bellezze non comuni. Declivi formati da terrazze rivestite di
boschi di ginestre e digradanti verso il mare, seguono a strette valli,
a dirupate scogliere e a coste ora severe, ora ridenti. Qua e là si
ammirano profonde grotte come quella del Maccatore, di S. Bartolomeo,
del Perciato (forato) e del Bue Marino (foca). Quest'ultima è la più
famosa. Si presenta con un'entrata a ogiva, con un caratteristico atrio
e con una cavità molto ampia. I giuochi di luci e di ombre vi producono
fenomeni di rifrazione particolarmente suggestivi. Questa grotta è un
rifugio, un'oasi di pace, uno degli angoli più incantati del regno di
Eolo.
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SALINA
(Superficie: 26,8 Kmq)
Salina è l'antica Didyme (= gemella), nome derivato dalla forma
dell'isola: due rilievi separati da una sella. Il nome attuale deriva da
uno stagno costiero che, un tempo, era utilizzato come "salina". E'
ubicato lungo la punta di Lingua; ha una profondità di pochi metri e una
estensione di circa due ettari. I cordoni litorali che lo cingono sono
formati dalle forti correnti marine che attraversano il canale
interposto tra Salina e Lipari.
L'isola ha una forma quasi trapezoidale e lo sviluppo costiero è di 24
Km. Nell'ambito dell'arcipelago Salina occupa il secondo posto per
estensione e per numero di abitanti; detiene invece il primo posto per
quanto concerne fertilità di suolo. Dal punto di vista amministrativo
c'è da osservare che, mentre le altre isole Eolie formano unico comune:
quello di Lipari, la sola isola di Salina 6 suddivisa in ben tre comuni
e precisamente in quelli di Santa Marina Salina, Malfa e Leni.
L'isola è costituita da due gruppi di rilievi - a Est, Monte Fossa delle
Felci e Monte Rivi uniti tra loro da un crinale; a Ovest Monte dei Porri
- congiunti da una sella dalla quale scendono a Nord, verso Malfa, la
valle di Gavite, a Sud, verso Rinella, il Vallonazzo. Pressoch‚ in
posizione mediana, con orientamento N-S, la depressione di Valdichiesa
separa i due gruppi di rilievi. Tre principali formazioni geologiche
costituiscono l'isola: due di età pleistocenica (pleistocene medio) e
una di età wurmiana.
Un grande cratere slabbrato a Est sul mare, la cui parte sommitale è il
Monte dei Rivi, caratterizza la prima di queste formazioni; il Monte
Fossa delle Felci, costituitosi successivamente mediante potenti
effusioni di lava, emissioni di scorie, deposizione di tufi scoriacei e
di brecce, che ricoprono gran parte del versante meridionale del Monte
dei Rivi, rappresenta la seconda. Il cratere del Monte Fossa delle Felci
ha un diametro di 500 metri circa e costituisce, anche se parzialmente
eroso, una tra le forme più evidenti di tutto l'Arcipelago; la terza, di
età wurmiana, è costituita da un cono vulcanico: il Monte dei Porri. Sul
versante occidentale si apre un ampio cratere, solo in parte conservato,
il fondo del quale forma un piano inclinato da 50 a 100 metri sul quale
si trova l'abitato di Pollara.
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LIPARI
(Superficie: 37,6 Kmq)
Lipari, l'antica Meligunis, è l'isola maggiore dell'arcipelago, nota un
giorno quale emporio dell'ossidiana e rinomata oggi come il massimo
emporio della pomice. Lipari è l'isola più complessa dal punto di vista
geologico e vulcanologico. La parte più antica è costituita da ruderi di
strato-vulcanici che si trovavano ad occidente dell'isola e formano i
Timponi, Monterosa, ecc. Dopo questo primo periodo di intense eruzioni
segui una lunga sosta di attività vulcanica. Nel secondo periodo si ebbe
lo strato-vulcano del Monte S. Angelo. I vulcani del terzo periodo hanno
eruttato pomici e formato una serie di cupole, tra cui quella del Monte
Giardina. L'attività riprese, dopo una lunga sosta, nella parte
nord-orientale dando luogo a correnti laviche di ossidiana. Recenti
datazioni hanno potuto stabilire che l'ultima eruzione del M. Pelato,
con l'effusione della colata ossidianica delle Rocche Rosse, si verificò
all'incirca nel 700 d.C.; questa eruzione ricoprì con un sottile strato
di pomice le vestigia romane del IV e V secolo d.C., di contrada Diana e
della Acropoli di Lipari.
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PANAREA
(Superficie: 3,4 Kmq)
Panarea, l'antica Euonimo, è un'isola molto scenografica; una delle più
incantevoli dell'arcipelago. L'isola, le piccole isole (Basiluzzo,
Dattilo, Lisca Bianca) e gli isolotti (Bottaro, Lisca Nera, Panarelli e
le Formiche) sono da considerarsi parti dello stesso complesso
vulcanico: rappresentano i resti di centri eruttivi impiantatisi su una
stessa unità morfologica costituita da un rilievo vulcanico sottomarino.
La formazione dell'isola, la piu antica dell'Arcipelago Eoliano, è
attribuita al Siciliano da Keller e al Milazziano da Pichler. Nella
parte emersa è impiantato un vulcano-strato, di cui attualmente rimane
la parte orientale; sui fianchi successivamente si sono formati centri
eruttivi secondari sotto forma di cupole di ristagno.
La vetta più elevata dell'isola è detta Pizzo del Corvo (m 420), che
digrada a oriente con terrazzi coltivati a grano e ulivi. Questo
versante è dominato dagli impervi costoni di Pizzo Falcone e di Pizzo
Castello. A occidente le pendici presentano aspri appicchi e pareti
rocciose chiazzate di verde. L'isola è costituita da un grande ammasso
di andesite che si sovrappone alle rioliti colonnari visibili
all'estremità settentrionale detta Calcara e a quella meridionale
denominata Milazzese.
L'abitato è sparso pittorescamente sulle falde orientali con le sue
candide casette attorniate da oliveti e da rupi ciclopiche. Le
abitazioni sono raggruppate in tre contrade che assumono rispettivamente
i nomi di Iditella, di S. Pietro e di Drauto. Di primo piano è
l'importanza di Panarea dal punto di vista paletnologico per il noto
villaggio, del XIV sec. a.C. Eseguendo una gita in barca attorno a
Panarea, sfilano, dinanzi allo sguardo meravigliato, panorami sui
generis: colossali blocchi arrotondati o tagliati a prismi, isolati nel
mare, scogliere coronate da alti pinnacoli e incantevoli insenature come
Cala Junco.
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STROMBOLI
(Superficie: 12,6 Kmq)
Dagli abissi del Tirreno si erge, in una sinfonia di colori, la mole
dello Stromboli dalle pendici slanciate, che si stagliano vigorosamente
in un cielo di zaffiro.
Sulle falde orientali, coperte da un manto di verde, spiccano, linde e
civettuole, tipiche casette bianche che, vedute dall'alto, dànno la vaga
sensazione di uno sciame di candide farfalle posate su un vasto prato di
smeraldo. Alcune, disposte lungo spiagge nere come l'ebano o presso
scogli lavici, offrono strani contrasti di tinte. Altre case sono
appollaiate attorno alle chiese o si celano tra uliveti centenari. Altre
infine si inerpicano sulle pendici scoscese del monte; sono per lo più
diroccate e un tempo offrirono asilo agli Strombolani che in esse si
rifugiavano per sfuggire alle scorrerie notturne dei pirati saraceni.
Attorno al paese si allineano lunghe siepi di fichi d'India, che segnano
spesso il limite delle proprietà. Sparsi capricciosamente sulle balze o
aggrappati ai muri, i capperi fanno bella mostra della loro forma di
strani ombrelli verdeggianti che, nella stagione estiva, si ornano di
vistosi, candidi fiori. In primavera i folti ulivi e i vigneti, a tratti
intersecati da filari di glicine, di roveti e di ginestre, ingolfate in
un mare di alte erbe, frammiste a mille fiori selvatici, offrono un
incantevole scenario policromo tra effluvi inebrianti. Una nota
sinfonica completa il quadro idilliaco: è la nenia delle cicale ebbre di
sole e di profumi. A questo versante orientale dell'isola, rivestito di
lussureggiante vegetazione e inondato da un oceano di luce, fra tanto
sorriso di mare e splendore di cielo, contrasta il versante nord:
glabro, aspro, caliginoso e teatro sovente di fenomeni apocalittici. In
tale stridente antitesi di scenari, consiste la tipica peculiarità di
Stromboli.
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VULCANO
(Superficie: 21 Kmq)
Vulcano, l'antica Hierà (sacra), Thermessa o Terasia; è un'isola molto
interessante per i suoi svariati fenomeni vulcanici e post-vulcanici. La
caratteristica peculiare di Vulcano è costituita da un altipiano, il più
vasto delle Eolie, formato da lave, banchi di tufi, depositi quaternari
e solcato da profondi valloni. E' cinto da colline ondulate e nude, che
digradano verso il mare. Sulle alte pendici dell'isola il panorama si
presenta pittoresco e selvaggio: dicchi si alternano a estese zone di
tufi e di arene. Il giro di circumnavigazione di Vulcano è un
susseguirsi di fantastiche visioni famose per varietà e bellezza di
scenari. Nell'isola di Vulcano si distinguono tre unità morfologiche: la
prima, a Sud, è costituita da numerosi strato vulcani - Monte Aria (500
m), Monte Saraceno (481 m) e Monte Luccia (188 m) - e dalla grande
depressione, a forma di ferro di cavallo slabbrato verso Nord-Ovest, di
Vulcano Piano (330 m); la seconda al centro, costituita dalla Caldera di
Vulcano la cui parte centrale costituisce il cratere di Vulcano Fossa.
Questo è fortemente inciso da barranchi e costituito da due crateri, la
Fossa I, e, 400 metri a SW dal primo, l'attuale cratere Fossa II; ha un
diametro di circa 500 m, una profondità di 200 metri e ha dato luogo ad
eruzioni storicamente conosciute, caratterizzate da attività
prevalentemente esplosiva e da numerose colate di lava, una delle quali,
la famosa colata di ossidiana di Pietre Cotte, si espande lungo il
fianco NW in prossimità di due crateri avventizi di Forgia Vecchia
superiore ed inferiore. La terza unità è costituita da Vulcanello (123
m) con i suoi tre crateri allineati in direzione NE-SW. Questo piccolo
apparato ha emesso numerose colate di lava che costituiscono la
piattaforma di Vulcanello e Punta del Roveto. Vulcanello è congiunto a
Vulcano da un sottile istmo, un metro circa al di sopra del livello del
mare - sommerso dalle acque in condizioni metereologiche particolarmente
avverse.
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